lunedì 13 agosto 2012

Fermare il declino, fermare uno Stato sempre più invadente

Chi mi conosce sa quanto mi piaccia interpretare il presente alla luce dell'esperienza passata, di quanto mi piaccia guardare al passato per trovare una chiave di lettura del presente.
Ecco, oggi questa mia abitudine mi porta a condividere alcuni pensieri di quel "neoliberista" (sicuramente Fassina lo apostroferebbe così) di Don Luigi Sturzo tratti da "Uno stato sempre più invadente" del 27 marzo del 1955 e da "Fiscalismo, statalismo, pauperismo" del 9 aprile del 1959 entrambi pubblicati da "Il Giornale d'Italia".
"L'apertura a sinistra, motto magico per non pochi della politica militante parte dalla convinzione che solo a sinistra si trovi la soluzione dei mali sociali. Da qui gli altri motti: immobilismo del centro, reazione della destra, superamento della borghesia....
.....l'errore, che si è andato sviluppando e al cui dilagare sembra non si possa opporre una diga efficace, è la cieca fede nello statalismo economico e la ostilità crescente all'iniziativa privata, ogni qualvolta tale alternativa venga presentata ai partiti e alle Camere. Ne consegue che lo Stato ha sempre bisogno di maggiori mezzi per far fronte alle continue richieste di intervento; maggiori mezzi che vengono sottratti all'investimento privato. E mentre viene scoraggiata l'attività dei cittadini, viene inflazionata quella degli enti creati nel passato e moltiplicati nel presente.
Tale processo segna curve di maggiore o minore efficienza secondo le oscillazioni prodotte da interventi di eccezionale portata: piano Marshall, prestiti interni ed esteri, Cassa del mezzogiorno, enti agrari di riforma, Eni. Nel complesso, l'aumento della spesa pubblica non si arresta; l'interventismo statale rafferma l'iniziale statalismo delle democrazie moderne e conduce, per vie equivoche al socialismo di Stato
Credono gli amici della sinistra DC che sia questa la via per il benessere del nostro Paese? E ciò risponda ai più sani criteri di politica democratica e agli stessi del loro partito?
L'errore fondamentale dello statalismo è quello di affidare allo Stato attività a scopo produttivo, connesse a un vincolismo economico, che soffoca la libertà dell'iniziativa privata.
Se nel mondo c'è stato effettivo incremento di produttività che ha superato i livelli delle epoche precedenti e ha fatto fronte all'incremento demografico, lo troviamo nei periodi e nei Paesi a regime economico libero basato sull'attività privata singola o associata. Non si riscontra simile prosperità, diffusa in tutta la popolazione, sotto i regimi vincolistici delle monarchia assolute dell'ancien régime, né sotto dittature militari e popolari del secolo scorso e presente.
...Quel che preoccupa, nel rinnovamento sociale presente accelerato e pur deformato dagli effetti delle due grandi guerre; è l'esagerato interventismo statale, fino a rifare una nuova manomorta di beni urbani e rurali, a creare un capitalismo statale di partecipazioni dirette e indirette alle aziende produttive, e a tentare un'industria di Stato privilegiata e garantita."
Nel secondo articolo (in cui si trattava del problema della disoccupazione) aggiungeva
"..nessuno può negare che l'Italia abbia il privilegio di essere ridotta a un cumulo di leggi, di diversa origine e regime, spesso sorpassate e incoerenti. Per correggerne gli effetti si ricorre alle esenzioni occasionali, a quelli permanenti per redditi o per categorie; ai privilegi fiscali a enti pubblici.
..perché lo Stato moderno tende a diventare il Moloch del mondo: più ha e più spende; più spende e più ha bisogno di avere; aumentando di anno in anno bilanci di spesa, debito pubblico, oneri di tesoreria, contributi e donazioni per innumerevoli enti quasi sempre in bolletta.
Dall'altro lato come è comoda la vita del cittadino quando si può rivolgere allo Stato domandando posti, stipendi, sussidi, concorsi, pensioni, indennità, partecipazioni a imprese, costruzioni di fabbriche, saldi di deficit, accollo di fallimento e così di seguito! Come fa lo Stato, ora fanno anche le Regioni esistenti e faranno le Regioni da creare; nessuna meraviglia se molte Province e Comuni, con le loro municipallizzazioni e i loro deficit faranno lo stesso!

Una risposta indiretta alla vulgata sinistrorsa che individua nelle politiche "neoliberiste" le cause del declino dell'Italia: già nel '55 Don Sturzo denunciava lo statalismo imperante e la "svolta a sinistra" della DC, i 57 anni che ne son seguiti non hanno che peggiorato la situazione e ci han portato dietro a Burkina Faso, Uganda e Azerbaijan in materia di libertà economica (qui il link).

Gli ultimi 20 anni, in particolare, sono stati disastrosi.
Ci avevano promesso la rivoluzione liberale e il federalismo, ci siam trovati con gli scarti della prima repubblica al governo e con il mondo che ci rideva in faccia.

Ora credo sia giunta l'ora di fermare il declino in cui è caduto questo sfortunato Paese. Credo sia giunta l'ora di costruire una società più giusta solo partendo dalle libertà individuali, dal merito e dalla responsabilità personale.
Come me la pensano quelle migliaia (11.000 e passa) persone che hanno sottoscritto il manifesto promosso da Michele Boldrin, Sandro Brusco, Alessandro De Nicola, Oscar Giannino, Andrea Moro, Carlo Stagnaro, Luigi Zingales su fermareildeclino.it

Persone che, ne sono sicuro, sanno che:
"Se il capitale frutta, se la produttività aumenta, se la industrializzazione si sviluppa, se la tecnica si impone, se la massa operaia è abile, istruita, coraggiosa, intraprendente, atta a comprendere quando potrebbe esigere aumenti e quando dovrebbe privarsene (come la classe operaia svizzera), la disoccupazione sarà vinta e il pauperismo debellato; al contrario, quando si vuole l'impossibile, alti salari, alti stipendi, alti costi, interventi statali a getto continuo, provvedimenti fiscali senza tregua; le campagne continueranno a essere abbandonate, la disoccupazione aumenterà e con essa il pauperismo endemico nelle zone depresse e nella periferia della grandi città" Don L.Sturzo.
  

2 commenti:

  1. Bene, questo mi rende Don L. Sturzo molto simpatico.
    Purtroppo non nutro la stessa simpatia per il movimento CL, che non mi sembra abbia prodotto politici di grande levatura e al di sopra di ogni sospetto, ultimamente.
    Ho un brutto ricordo che risale all'Università, quando la lista dei giovani CL si faceva propaganda con bassezza inaudita.
    Quelli della FGCI, le cui teorie sono agli antipodi del mio sentire, erano molto più corretti! alla faccia dell'esempio Cristiano...
    Ma é giusto quello che lei ha scritto: cerchiamo di liberarci una volta per tutte delle etichette e di costruire consenso attorno alle linee generali prima (enunciati nei 10 punti di FiD) e ad un programma in un futuro, spero vicino.
    Basta col tifo da stadio, cominciamo a leggere, informarci, esercitare il senso critico. Insomma, usiamo il cervello prima di andare a votare.

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    1. Credo che uno dei grandi errori dei cattolici in politica, negli ultimi 40 anni, sia stato quello di leggere la Dottrina Sociale della Chiesa più con gli occhi di Marx che di Sturzo. Se gli eredi del popolarismo sturziano, almeno ogni tanto, si fossero riletti i suoi scritti, e in particolare i suoi interventi in Senato, forse alcuni errori gli avrebbero evitati.

      Su CL: l'esempio vale più di mille parole...ahimè soprattutto quello negativo. Ma è pur vero che non possiamo giudicare un movimento di questo tipo solo dai singoli episodi ma dobbiam guardare anche al "carisma" (inteso in senso cristiano) alle idee di fondo.
      In questo senso in CL vedo interessanti punti di contatto (favore verso il libero mercato, verso il principio di sussidiarietà, ecc.) con il variegato mondo "liberale" (per usare pericolose etichette!).
      Detto questo, credo che, come dice giustamente lei, dicendo "basta col tifo da stadio" e "cominciando a leggere, informarci, esercitare il senso critico" non avremo problemi ad individuare con chi tentare di raggiungere quei pochi, ma fondamentali, obiettivi attorno a cui possiamo costruire un consenso importane anche in termini elettorali.

      A presto!

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