martedì 9 ottobre 2012

Cos'è Fermare il Declino...my opinion


Dall'ultimo post sono passati una ventina di giorni, un paio di incontri, qualche telefonata e molte chiacchierate su Fermare il Declino.

Giovedì 11 ci sarà l'incontro provinciale (per Vicenza) in cui inizierà a prender corpo una prima organizzazione territoriale, sabato 13, invece, ci riunieremo a Padova per ascoltare Giannino e Boldrin nella prima convention regionale.
Insomma, il progetto prende sempre più corpo e, sempre di più, mi trovo a parlare con persone che han sentito parlare vagamente del "movimento di Giannino", per lo più per mezzo di semplificazioni giornalistiche che ne storpiano e riducono il messaggio.
Così, di ritorno da un dibattito chiaro, diretto e convincente tra Giannino e Ichino sul tema del lavoro (tenutosi a Vicenza stasera), ho pensato di scrivere una sorta di FAQ (Frequently Asked Questions) su Fermare il declino per tentare di rispondere in modo semplice alle semplificazioni di cui sopra....e scusate il gioco di parole!
Ecco le domande immaginarie....ed ecco le risposte ovviamente assolutamente personali.

Cos'è Fermare il Declino?
Fermare il declino è un manifesto composto da 10 proposte promosso da Boldrin, Brusco, De Nicola, Giannino, Moro, Stagnaro e Zingales e sottoscritto (ad oggi) da quasi 26000 persone.
Mira a far nascere un soggetto politico nuovo e alternativo a questa classe politica che è parte e causa di quel declino che si vuole fermare.

Ma scusa...non è più semplicemente il partito turboliberista di Giannino?
Volutamente i promotori hanno più volte ribadito la volontà di superare etichette ideologiche, di abbattere steccati che, almeno in questa situazione, non hanno più senso. Fermare il declino è un movimento che raccoglie liberal-conservatori, liberali, liberal, libertarians...e tante tante persone che semplicemente si riconoscono nel manifesto, nelle 10 proposte e più in generale nel riconoscere nel merito e nella concorrenza dei principi da valorizzare.

Qualcuno vi ha definiti i grillini di destra..che ne pensi?
Che Fermare il declino non può essere definito né di destra né di sinistra..né di centro. Che l'istanza di rinnovamento della classe politica accomuna i due movimenti. Che però Fermare il declino ha un programma non contraddittorio e immediatamente realizzabile....

Ecco il programma...ma parlate solo di economia!
Un amico mi ha fatto notare che noi dovremmo rispondere con il motto latino Primum vivere, deinde philosophari
Ecco forse i politici son troppo satolli per rendersi conto della realtà...ma c'è gente che si toglie la vita perché il sistema sta saltando...e prima di arrivare all'assalto ai forni è il caso che il declino venga fermato!
Farsi trascinare in discussione su "valori etici" o "diritti civili" sarebbe un errore da chi per anni ha utilizzato questi temi serissimi come cortina fumogena per nascondere la propria incapacità e le proprie ruberie..

E...suggerimenti per qualche altra domanda? ;)


P.s.: di seguito copio-incollo l'invito per giovedì 11 a Vicenza....

mercoledì 19 settembre 2012

Perché voglio fermare il declino...

Sono nato nel 1979, faccio parte di quella che è stata definita la “generazione perduta”, quella che dopo aver visto finire la guerra fredda, cadere la prima repubblica ed ora la seconda, si trova con la responsabilità di far fronte a danni che non ha causato.
Una generazione che ha visto letteralmente sprecare gli ultimi 20 anni da una classe politica incapace di rigenerarsi, sempre più staccata dalla realtà, sempre più una casta e sempre meno a servizio della “res publica”.
Hotel Raphael Craxi
Quando tra il 1992 e il 1994 in Italia tirava un’aria nuova (e di fronte agli hotel volavan monetine...) in molti credettero che il paese sarebbe uscito dalla palude in cui si trovava: da un lato il liberismo di forza italia, dall’altro il federalismo leghista dovevan rigirare come un calzino un paese sempre più decadente, sempre più fanalino di coda (tra i grandi paesi) d’Europa.
Ed invece ci ritroviamo con gli stessi problemi di vent’anni fa aggravati dal fatto che nel frattempo il mondo è cambiato mentre la nostra “classe dirigente” (le virgolette sono assolutamente d’obbligo) è nettamente peggiorata.

La soluzione più semplice e immediata, che molti miei coetanei stan seguendo, è quella di protestare, di indignarsi, di riempire i social (facebook a dir la verità) di post e immagini polemiche, ma poi cosa dovremmo fare in concreto? Dovremmo votare chi ci propone la soluzione dello struzzo, che si traduce nel non pagare i debiti, nell’uscire dall’euro e nel tornare a stampare moneta?
Basterebbe dire che questa soluzione, più o meno esplicitamente, è sostenuta da chi è stato concausa del problema (Berlusconi e la lega su tutti) oltre che da chi, palesemente, si limita a montare la protesta (Grillo), per derubricarla ad alternativa poco credibile. (Rimando a questo sintetico articolo di Scacciavillani Caimani, trote, grilli e camaleonti... )

E allora che ci resta da fare?
Dal mio punto di vista quel che ha fatto la generazione dell’immediato dopoguerra: rimuovere le macerie della guerra, eliminare i residui del ventennio precedente, ricostruire il paese per tornare a sperare.
Occorre rimboccarsi le maniche, darsi da fare e impegnarsi per abbattere i muri che stanno togliendo l’aria e la luce a questo paese ed in particolare alla mia generazione.

L’Italia è un paese fermo, un paese in cui ogni tanto si “cambia tutto per non cambiare nulla”, in cui la furbizia è l’unico “valore” realmente diffuso, in cui il merito è un concetto astratto da richiedere sempre a gran voce purché non modifichi lo status quo.  L’Italia è un paese in cui il concetto di mobilità sociale sembra una bestemmia, in cui destra e sinistra si sono sempre impegnate a congelare le posizioni acquisite, a cementificare un tessuto sociale basato sulla rendita di posizione.
Questo è paese in cui la “classe dirigente” è un circolo chiuso in cui si entra per cooptazione, in cui l’ascensore sociale funziona, al massimo, solo in discesa.
Un paese in cui uno come me, figlio d’operaio e di casalinga, ha come unica speranza, per il futuro proprio e delle prossime generazioni, quella di abbattere i vincoli opprimenti che impediscono alle energie migliori di questo paese di sprigionarsi, che costringono alla fuga chi ha talento, che ammorbano una società priva di speranze e valori.

Fermare il declino
Per questi motivi credo sia giunta l’ora di “Fermare il declino” per questo mi trovo tra gli aderenti del manifesto promosso da Michele Boldrin, Sandro Brusco, Alessandro De Nicola, Oscar Giannino, Andrea Moro, Carlo Stagnaro, Luigi Zingales:
e le loro 10 proposte:

domenica 19 agosto 2012

Il prezzo da pagare..

Un uomo e la sua famiglia in fuga dall'Islam

"Mi chiamo Mohamed, sono mussulmano e credo in Cristo...Voglio ricevere il battesimo!" Pronunciando queste parole, mi sembra quasi di gettarmi nel vuoto. Il prelato si agita sulla sedia, rosso di collera, come avessi ricevuto una scarica elettrica. Con mia grande sorpresa, sembra prendere completamente le staffe, e si precipita verso di me urlando:  "Fuori! Fuori!"


Questo è uno dei passi di questo libro che racconta la storia di Mohamed / Giovanni autore del libro (Joseph Fadelle è lo pseudonimo di copertura) che nel tentativo di convertire, da buon mussulmano, un cristiano ne finisce convertito.
Toccato dalla Grazia, con la caparbietà, la tenacia, l'entusiasmo che rasenta la santa follia dei primi cristiani, inizia un cammino di fede che lo porterà, nonostante le porte chiuse (come quella del passo riportato), al battesimo, al nutrirsi del " pane della vita" e a rischiare più volte la morte per mano della sua famiglia di origine che non può tollerare l'onta di un convertito.
Sullo sfondo un mondo, quello arabo-mussulmano, dai forti connotati tribali, incapace di aprirsi al confronto e che sacrifica la libertà del singolo per il benessere della famiglia-clan.

Un libro che tocca l'anima, che scuote la coscienza di cattolici troppo spesso tiepidi, troppo spesso lontani dal modo evangelico di viver la fede, il modo radicale e totalizzante che un convertito ci mostra di saper vivere.
Un libro che inevitabilmente pone la domanda "e tu, che prezzo sei disposto a pagare per ciò in cui credi?".

sabato 18 agosto 2012

Libertà di espressione...e libertà religiosa

The European Court of Human Rights has repeatedly held that freedom of expression applies not only to inoffensive ideas, “but also to those that offend, shock or disturb the State or any sector of the population”

Con queste parole, scritte nel proprio sitoAmnesty International tenta di far passare per libertà di espressione l'azione delle Pussy Riot che le ha portate alla condanna per  "teppismo motivato da odio religioso".
Chissà se anche le azioni precedenti (un'orgia in un museo, l'introduzione di un pollo nella vagina di un'attivista in un supermercato) sono forme di manifestazione della libertà di espressione....

Di certo per Amnesty International e per la maggior parte dei commentatori internazionali entrare in un luogo di culto, non rispettandone le regole di condotta, e inscenare una "preghiera rock" oscena (e blasfema per chi crede, rimando all'articolo su vaticanininsider) è espressione della libertà di espressione.

Chissà quale sarà la presa di posizione della "comunità internazionale" in merito all'azione di femen che "solidarizza" con le pussy riot 

(Si, vedete bene, abbattono un crocifisso eretto in memoria delle vittime dello stalinismo..)

Se la libertà di espressione ha tanti paladini, la libertà religiosa chi la tutela?
A scanso di equivoci non sto sindacando il diritto ad esprimersi (anche in forme e con contenuti "offensivi" per alcuni), ma il fatto che questo diritto non debba sconfinare nel mancato rispetto verso luoghi o simboli religiosi.

Per fortuna vedo che non son l'unico a farmi certe domande
http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/russia-rusia-17521/


P.s.: certo che fa specie pensare come ci si scandalizzi per la sentenza russa e ci si lanci in proclami contro la Russia illiberale e poi, tranquillamente, non si dica nulla o addirittura si approvino i reati di opinioni (presenti nella stragrande maggioranza di stati occidentali). Come dire che, per lor signori, bruciare una bandiera è più grave che non rispettare un luogo di culto...


lunedì 13 agosto 2012

Fermare il declino, fermare uno Stato sempre più invadente

Chi mi conosce sa quanto mi piaccia interpretare il presente alla luce dell'esperienza passata, di quanto mi piaccia guardare al passato per trovare una chiave di lettura del presente.
Ecco, oggi questa mia abitudine mi porta a condividere alcuni pensieri di quel "neoliberista" (sicuramente Fassina lo apostroferebbe così) di Don Luigi Sturzo tratti da "Uno stato sempre più invadente" del 27 marzo del 1955 e da "Fiscalismo, statalismo, pauperismo" del 9 aprile del 1959 entrambi pubblicati da "Il Giornale d'Italia".
"L'apertura a sinistra, motto magico per non pochi della politica militante parte dalla convinzione che solo a sinistra si trovi la soluzione dei mali sociali. Da qui gli altri motti: immobilismo del centro, reazione della destra, superamento della borghesia....
.....l'errore, che si è andato sviluppando e al cui dilagare sembra non si possa opporre una diga efficace, è la cieca fede nello statalismo economico e la ostilità crescente all'iniziativa privata, ogni qualvolta tale alternativa venga presentata ai partiti e alle Camere. Ne consegue che lo Stato ha sempre bisogno di maggiori mezzi per far fronte alle continue richieste di intervento; maggiori mezzi che vengono sottratti all'investimento privato. E mentre viene scoraggiata l'attività dei cittadini, viene inflazionata quella degli enti creati nel passato e moltiplicati nel presente.
Tale processo segna curve di maggiore o minore efficienza secondo le oscillazioni prodotte da interventi di eccezionale portata: piano Marshall, prestiti interni ed esteri, Cassa del mezzogiorno, enti agrari di riforma, Eni. Nel complesso, l'aumento della spesa pubblica non si arresta; l'interventismo statale rafferma l'iniziale statalismo delle democrazie moderne e conduce, per vie equivoche al socialismo di Stato
Credono gli amici della sinistra DC che sia questa la via per il benessere del nostro Paese? E ciò risponda ai più sani criteri di politica democratica e agli stessi del loro partito?
L'errore fondamentale dello statalismo è quello di affidare allo Stato attività a scopo produttivo, connesse a un vincolismo economico, che soffoca la libertà dell'iniziativa privata.
Se nel mondo c'è stato effettivo incremento di produttività che ha superato i livelli delle epoche precedenti e ha fatto fronte all'incremento demografico, lo troviamo nei periodi e nei Paesi a regime economico libero basato sull'attività privata singola o associata. Non si riscontra simile prosperità, diffusa in tutta la popolazione, sotto i regimi vincolistici delle monarchia assolute dell'ancien régime, né sotto dittature militari e popolari del secolo scorso e presente.
...Quel che preoccupa, nel rinnovamento sociale presente accelerato e pur deformato dagli effetti delle due grandi guerre; è l'esagerato interventismo statale, fino a rifare una nuova manomorta di beni urbani e rurali, a creare un capitalismo statale di partecipazioni dirette e indirette alle aziende produttive, e a tentare un'industria di Stato privilegiata e garantita."
Nel secondo articolo (in cui si trattava del problema della disoccupazione) aggiungeva
"..nessuno può negare che l'Italia abbia il privilegio di essere ridotta a un cumulo di leggi, di diversa origine e regime, spesso sorpassate e incoerenti. Per correggerne gli effetti si ricorre alle esenzioni occasionali, a quelli permanenti per redditi o per categorie; ai privilegi fiscali a enti pubblici.
..perché lo Stato moderno tende a diventare il Moloch del mondo: più ha e più spende; più spende e più ha bisogno di avere; aumentando di anno in anno bilanci di spesa, debito pubblico, oneri di tesoreria, contributi e donazioni per innumerevoli enti quasi sempre in bolletta.
Dall'altro lato come è comoda la vita del cittadino quando si può rivolgere allo Stato domandando posti, stipendi, sussidi, concorsi, pensioni, indennità, partecipazioni a imprese, costruzioni di fabbriche, saldi di deficit, accollo di fallimento e così di seguito! Come fa lo Stato, ora fanno anche le Regioni esistenti e faranno le Regioni da creare; nessuna meraviglia se molte Province e Comuni, con le loro municipallizzazioni e i loro deficit faranno lo stesso!

Una risposta indiretta alla vulgata sinistrorsa che individua nelle politiche "neoliberiste" le cause del declino dell'Italia: già nel '55 Don Sturzo denunciava lo statalismo imperante e la "svolta a sinistra" della DC, i 57 anni che ne son seguiti non hanno che peggiorato la situazione e ci han portato dietro a Burkina Faso, Uganda e Azerbaijan in materia di libertà economica (qui il link).

Gli ultimi 20 anni, in particolare, sono stati disastrosi.
Ci avevano promesso la rivoluzione liberale e il federalismo, ci siam trovati con gli scarti della prima repubblica al governo e con il mondo che ci rideva in faccia.

Ora credo sia giunta l'ora di fermare il declino in cui è caduto questo sfortunato Paese. Credo sia giunta l'ora di costruire una società più giusta solo partendo dalle libertà individuali, dal merito e dalla responsabilità personale.
Come me la pensano quelle migliaia (11.000 e passa) persone che hanno sottoscritto il manifesto promosso da Michele Boldrin, Sandro Brusco, Alessandro De Nicola, Oscar Giannino, Andrea Moro, Carlo Stagnaro, Luigi Zingales su fermareildeclino.it

Persone che, ne sono sicuro, sanno che:
"Se il capitale frutta, se la produttività aumenta, se la industrializzazione si sviluppa, se la tecnica si impone, se la massa operaia è abile, istruita, coraggiosa, intraprendente, atta a comprendere quando potrebbe esigere aumenti e quando dovrebbe privarsene (come la classe operaia svizzera), la disoccupazione sarà vinta e il pauperismo debellato; al contrario, quando si vuole l'impossibile, alti salari, alti stipendi, alti costi, interventi statali a getto continuo, provvedimenti fiscali senza tregua; le campagne continueranno a essere abbandonate, la disoccupazione aumenterà e con essa il pauperismo endemico nelle zone depresse e nella periferia della grandi città" Don L.Sturzo.
  

lunedì 6 agosto 2012

NO al Biogas: come.


Sito impianto via quadriDopo un po' di tempo do seguito, come promesso, ai post di mercoledì 27 giugno e venerdì 29 giugno con un tentativo di analisi sui motivi della vittoria.


Credo che condividere anche questo aspetto della questione "Biogas a Grumolo" possa essere utile soprattutto per quanti si troveranno da amministratori o da cittadini ad affrontare una problematica simile.


Strategie

Come scritto "a caldo" mercoledì la gioia per il risultato ottenuto ha un sapore particolare anche perché è il frutto di una scelta strategica non scontata e dai più sicuramente non capita e forse ritenuta perdente.

Mi si conceda il vezzo di citare, ancora una volta, quel gran stratega di 2500 anni fà :
"Il generale vincitore, prima che venga combattuta la battaglia, fa molte riflessioni nelle tende. 
Il generale che perde la battaglia fa, invece, pochi calcoli in anticipo. Sun Tzu
È stata la convinzione della verità contenuta in queste parole che ha orientato, non senza una preventiva e normale discussione, la Giunta e il gruppo consigliare che rappresento, verso l'analisi precisa e puntuale delle procedure e del progetto sui cui eravamo chiamati a pronunciarci.

Amministrazione e Politica

L'amministrazione è, per definizione concorde della dottrina, "cura concreta di interessi" proprio per questo la strada della concreta analisi del progetto era la strada "naturale" per un ente amministrativo, come il comune, privo di potestà legislativa.
No al biogas
Faccio questa precisazione in risposta a quanti, in totale buona fede, chiedevano fossero fatte nostre e sostenute valutazioni etiche ("il mais è un alimento!"), economiche ("il biogas falsa il mercato agricolo!") e di tutela della salute ("il digestato pericoloso!").
Valutazioni che solo il legislatore comunitario, poi statale ed infine regionale potrebbe accogliere (modificando le leggi che regolano la materia).
Valutazioni quindi, spiccatamente "politiche" che, a prescindere dalla loro sostenibilità, avremmo potuto abbracciare per un mero ritorno di immagine ma che sapevamo non ci avrebbero condotto da nessuna parte.

Sin da subito abbiamo avuto la convinzione che questa battaglia si sarebbe vinta con l'analisi, il lavoro e la precisione e non con i facili proclami.

L'analisi non poteva non partire dall'inquadramento normativo, ovverosia dall'individuazione di quale fosse la legislazione di riferimento.
Per aiutare chi si ritroverà ad affrontare una questione simile riporto tutta una serie di riferimenti legislativi (che un lettore frettoloso può tranquillamente saltare e passare direttamente al paragrafo "L'analisi del progetto e la Conferenza dei Servizi" ).

Corpus legislativo di riferimento

Parlavo di legislatore comunitario con riferimento alla Direttiva 2001/77/CE recepita in Italia attraverso il D.Lgs. 387/2003 Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità"

Fondamentale per capire come “muoversi” era stabilire quali fossero i dettami in merito alla procedura autorizzativa.
In tal senso l'articolo 12 Razionalizzazione e semplificazione delle procedure autorizzative”
prevede:
[..omissis..]3. La costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, gli interventi di modifica, potenziamento, rifacimento totale o parziale e riattivazione, come definiti dalla normativa vigente, nonche' le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli impianti stessi, sono soggetti ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla regione o altro soggetto istituzionale delegato dalla regione, nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico. A tal fine la Conferenza dei servizi e' convocata dalla regione entro trenta giorni dal ricevimento della domanda di autorizzazione. Resta fermo il pagamento del diritto annuale di cui all'articolo 63, commi 3 e 4, del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, e successive modificazioni.4. L'autorizzazione di cui al comma 3 e' rilasciata a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano tutte le Amministrazioni interessate, svolto nel rispetto dei principi di semplificazione e con le modalità stabilite dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni e integrazioni. Il rilascio dell'autorizzazione costituisce titolo a costruire ed esercire l'impianto in conformità al progetto approvato e deve contenere, in ogni caso, l'obbligo alla rimessa in pristino dello stato dei luoghi a carico del soggetto esercente a seguito della dismissione dell'impianto. Il termine massimo per la conclusione del procedimento di cui al presente comma non può comunque essere superiore a centottanta giorni.”

Il comma 10 dello stesso articolo prevedeva l'emanazione delle “linee guida per lo svolgimento del procedimento di cui al comma 3”, emanazione arrivata con il Decreto del Ministero dello Svilppo economico del 10 settembre 2010 Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili.”

A livello regionale abbiamo poi la Deliberazione della Giunta Regionale n. 453 del 02 marzo 2010 Competenze e procedure per l'autorizzazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” importante, perché, tra le altre cose nell'Allegato A riporta la seguente tabella:
tabella competenze biogas

L'esame del piano aziendale avviene secondo quanto stabilito dal comma 1, articolo 44 della Legge regionale 23 aprile 2004, n. 11  (che rappresenta anche la normativa di riferimento in materia urbanistica).

In campo urbanistico veste poi particolare importanza l' Aggiornamento degli Atti d'indirizzo lettera d) - edificabilità zone agricole di cui alle deliberazioni n. 3178/2004 e n. 329/2010.(DGR n. 856 del 15/05/2012, pubblicata nel BUR n. 40 del 25/05/2012): tale norma è entrata in vigore proprio durante il procedimento autorizzativo in oggetto (e per questo, secondo la Direzione Agroambiente, diversamente da quanto noi ritenevamo, non era applicabile nel nostro caso).

Per una panoramica generale più dettagliata rinvio a questo interessante articolo:

E a questo link che ho trovato in questi giorni (ah quanto mi sarebbe stato utile trovarlo prima!!):

L'analisi del progetto e la Conferenza dei Servizi.

L'inquadramento di cui sopra ci ha permesso di meglio comprendere alcuni passaggi e quindi di poter stabilire obiettivi concreti da raggiungere.

analisi del progetto
Se era evidente (anche dall'atto di convocazione) che, come ente chiamato ad esprimere il proprio parere nella Conferenza dei Servizi, avevamo un “endoprocedimento” di riferimento (urbanistica) ci è stato sin da subito chiaro che avremmo potuto / dovuto svolgere un ruolo di “controllo” attivo anche di endoprocedimenti appartenenti ad altri enti.

In questo senso abbiamo quindi letto e analizzato con attenzione tutta la documentazione presentata: sono immediatamente emerse lacune e incongruenze abbastanza evidenti che ci hanno incentivato nell'opera di minuziosa analisi del progetto.
A questo punto, avendo chiaro il quadro sia normativo che progettuale, abbiamo ritenuto necessario avere un mandato “politico” forte dal Consiglio comunale (attraverso una delibera ad hoc) e al contempo portare i frutti del nostro lavoro di studio e analisi in Conferenza dei Servizi.

N.b. sotto il nome di “Conferenza dei Servizi” ai sensi dell'articolo 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241, viene ricompreso l'intero procedimento amministrativo. Tuttavia i momenti del “confronto” vero e proprio tra soggetto promotore, Regione, ed altri enti coinvolti avviene durante le riunioni della Conferenza. Nel nostro caso abbiamo avuto due riunioni, nella prima gli enti pubblici presenti (il comune di Grumolo, la Regione e l'Avepa) hanno formalizzato tutta una serie di richieste di approfondimento, nella seconda (alla presenza, oltre che degli enti già presenti nella prima riunione, anche dell'Arpav) si sono analizzate le “risposte” a tale richieste e si è arrivati alla decisione definitiva.

Già in sede di prima riunione della Conferenza dei Servizi abbiamo richiesto (cito testualmente)
“alcuni chiarimenti riguardanti sia la documentazione presentata sia gli aspetti soggettivi della società che ha presentato l'istanza di autorizzazione.”

Abbiamo fatto notare la mancanza di tutta una serie di documenti (tra cui quelli necessari per la valutazione del piano aziendale ai sensi del comma 1 art. 44 della legge 11 del 2004 e la documentazione relativa ai reflui zootecnici).
In seconda battuta:

“Per quanto riguarda gli aspetti soggettivi della Bio Green SRL vorremmo fossero approfonditi gli aspetti legati alla qualifica di “società agricola”, in particolare per verificare la sussistenza del principio di connessione è per noi importante appurare:
  • l'esistenza e la durata dei contratti di affitto dei terreni condotti dalla società;
  • chiarimenti in merito alla resa;
  • chiarimenti su alcune incongruenze in merito all'utilizzo del liquame (nel progetto si trovano quantità variabili e addirittura, a volte, riferimenti a letame al posto di liquame)”

Oltre a questi due aspetti fondamentali abbiamo segnalato un'altra mancanza grave (ai nostri occhi) del progetto:

“Le linee guida nazionali per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili contenute nel Decreto del Ministero dello sviluppo economico del 10 settembre 2010 sono ancora più esplicite nello stabilire, all'articolo 16.4 che:
Nell'autorizzare progetti localizzati in zone agricole caratterizzate da produzioni agro-alimentari di qualità (produzioni biologiche, produzioni D.O.P., I.G.P., S.T.G., D.O.C., D.O.C.G., produzioni tradizionali) e/o di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale, deve essere verificato che l'insediamento e l'esercizio dell'impianto non comprometta o interferisca negativamente con le finalità perseguite dalle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come dal patrimonio culturale e del paesaggio rurale”.

Dalla documentazione pervenutaci non abbiamo trovato traccia di questa fondamentale valutazione in merito al prodotto che è il simbolo del nostro territorio: il riso di Grumolo delle Abbadesse.Il nostro riso è inserito, come si può agevolmente verificare sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, nell'elenco allegato al decreto (l'ultimo è il Decreto del 17 giugno 2011) sui prodotti agro-alimentari tradizionali (n. 246 della Regione Veneto).”

A queste nostre osservazioni si sono aggiunte quelle dell'AVEPA e della Regione ed hanno portato ad una formale richiesta di integrazione e modifica al progetto (nelle parti in cui presentava incongruenze).

Le integrazioni e le modifiche sono arrivate solo parzialmente, sicché nella delibera del 26/06/12 del Consiglio Comunale precedente alla Conferenza dei Servizi abbiamo manifestato la nostra contrarietà alla costruzione dell'impianto per tutta una serie di pareri motivati tra cui, oltre a quelli di natura urbanistica:
a) “la presunzione contenuta nella proposta di progetto, che l’insediamento sarebbe direttamente collegato per nesso funzionale ad una azienda agricola e conseguentemente tratterebbe in misura rilevante prodotti di terreni appartenenti alla stessa azienda agricola direttamente condotta dal promotore, non sembra suffragata da alcun elemento oggettivo disponibile negli atti depositati, quali: titoli di proprietà ovvero contratti che attestino la disponibilità esclusiva per la coltivazione dei fondi elencati nel progetto.”
b) “La Relazione pervenuta in data 06-06-2012 (assunta al prot. com.le n. 4614) a seguito della richiesta di integrazione manifestata in sede di prima riunione della conferenza di servizi, è da ritenersi non sufficiente per garantire che “l'insediamento e l'esercizio dell'impianto non comprometta o interferisca negativamente con le finalità perseguite dalle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo”.
Questo, principalmente, per due ordini di motivi che non paiono analizzati nella relazione della ditta Bio Green SRL:
• il probabile impatto negativo sulla coltivazione (in termini di espansione potenziale) del riso nel territorio comunale;
• il possibile danno all'attività di promozione e sostegno alla coltura tipica, causato da una probabile perdita del presidio Slow-Food e da una maggiore difficoltà nell'ottenimento del riconoscimento I.G.P..”

Con queste motivazioni ci siamo presentati all'ultima riunione della Conferenza dei Servizi.
Il dibattito si è presto concentrato sulla qualifica soggettiva della società BioGreen SRL.
Scacco matto

Ne è emerso l'impossibilità di verificare la sussistenza dei requisiti previsti dal comma 1 dell'articolo 44 della legge 11 del 2004. La Regione ha quindi proposto una deroga ai 90 giorni che, però, non essendo prevista dalla legge non poteva che essere accettata dall'unanimità degli enti presenti. Ovviamente il Comune di Grumolo si è opposto ad una simile eventualità e, conseguentemente, si è arrivati al diniego dell'autorizzazione alla costruzione dell'impianto.


Conclusioni

Come vedete le argomentazione prodotte sin son tutte mantenute nel solco di quanto la legge ci permetteva di fare.
Bisogna esser chiari: abbiamo raggiunto l'obiettivo grazie all'impegno profuso, ma senza errori / omissioni (non sta a me giudicare) da parte della società proponente l'impianto avrebbe ottenuto l'autorizzazione.

L'impressione, del tutto personale, che mi son fatto della vicenda è che senza il ruolo di “controllore attivo” del Comune alcune lacune e mancanze non sarebbero emerse: d'altronde è chiaro il favore legislativo verso la costruzione di questo genere di impianti.
Ma a fronte di questa “corsia preferenziale” gli amministratori comunali debbono esercitare il diritto/dovere di assicursi che l'intero iter autorizzativo, i requisiti soggettivi del promotore e il progetto di impianto siano conformi a quanto previsto dal legislatore (comunitario, nazionale e regionale).

Proprio per questo, a mio avviso, è fondamentale non sottrarre tempo (e chi amministra un piccolo comune sa quanto il tempo non sia mai abbastanza) all'azione di analisi e controllo in sede di Conferenza dei Servizi (che come si può desumere dalla lunghezza di questo post è molto impegnativa) per attività di moral suasion con chi, al più, può entrare in gioco in sede di approvazione dei risultati della conferenza (mi riferisco alla Giunta Regionale).

Certo lavorare nell'ombra con la concreta possibilità di non ottenere risultati è politicamente un rischio rispetto al ritorno mediatico che dà l'organizzare una raccolta di firme, assemble e sit-in.
Ma è l'unica strada concreta per ottenere un qualche risultato (nella peggiore delle ipotesi, comunque, si può avere voce in capitolo per interventi di mitigazione ambientale..il ché non è poi così poco!).

Noi, a Grumolo delle Abbadesse, il rischio l'abbiam corso, tanti (troppi, scusate lo sfogo) ci han rinfacciato che il nostro era tempo sprecato, che dalla Conferenza non sarebbe uscito niente di buono e che invece avremmo dovuto agire sul piano politico.
Ora, con cognizione dei fatti, posso dire che si sbagliavano: questo genere di battaglie si vince, senza clamore, guardando ai dettagli.
Sul piano politico si può, si deve agire, nelle sedi e nei momenti opportuni (in primis, ricordo a tutti, in cabina elettorale), ma un Comune, chiamato a dir la sua in un procedimento autorizzativo, deve, prima di ogni altra cosa, fare il proprio dovere trovando nei limiti imposti dalla legge il modo di tutelare gli interessi della collettività che rappresenta.

venerdì 29 giugno 2012

Biogas a Grumolo, piccola cronistoria di una vittoria

Come anticipato nel post di ieri dopo 86 giorni di procedimento e 5 mesi di lavoro, discussioni e speranze abbiamo ottenuto che la Conferenza dei Servizi non concedesse l'autorizzazione alla costruzione di un impianto a biogas a Grumolo delle Abbadesse.

Mi pare giusto fare una cronistoria della vicenda: magari la mia testimonianza potrà esser utile a quanti si troveranno, da amministratori, a dover affrontare una questione simile.

Solo una considerazione personale di carattere generale: mentre nello stesso periodo dovevamo fare i conti con 370k euro in meno di trasferimenti statali e con la necessità di imporre il pagamento dell'IMU ai nostri concittadini, vedere quanti soldi vengono sprecati per sostenere settori economici che senza il contributo statale non starebbero in piedi mi ha rafforzato nella convinzione che uno dei primi passi da compiere per la riduzione della spesa pubblica (e quindi delle tasse) sia l'immediata soppressione di tutte quelle forme di incentivi (diretti o indiretti) che da un lato dopano il mercato in cui si innestano e dall'altro operano una sorta di redistribuzione del reddito secondo criteri che nulla hanno a che fare con il bisogno o l'equità.


Passo ora ad una relazione cronologica della vicenda.


  • Ad inizio anno il Sindaco, raccogliendo le segnalazioni di alcuni residenti, si è attivato per accertare la natura di alcune attività segnalate di fronte alla discarica: si è scoperto che la società “Bio Green” stava progettando un impianto a Biogas;
  • Il 23 gennaio si è tenuto un incontro informale tra la giunta, il sottoscritto e i progettisti dell'impianto per tentare di far luce sulla vicenda;
  • Il giorno dopo, 24 gennaio, il Sindaco venendo incontro alle richieste di cittadini e progettisti organizza un'assemblea in cui vengono invitati anche i sindaci dei comuni contermini e le associazioni potenzialmente coinvolte (oltre ovviamente i cittadini di Via Quadri e i progettisti);
  • L'assemblea si è tenuta il 31 gennaio, ma nel frattempo il 27 gennaio la società Bio Green ha presentato in Regione istanza per l'autorizzazione. Nell'assemblea è emersa con forza la preoccupazione dei residenti di Via Quadri (cit. "siamo stati scottati con l'acqua calda..adesso anche l'acqua fredda ci fà paura"..).
  • Il 28 febbraio, dopo un veloce inquadramento normativo della questione, abbiamo incontrato i residenti di Via Quadri per condividere le, poche, informazioni a nostra disposizione. In questa occasione, come poi abbiamo ribadito nel primo consiglio che ha trattato dell'argomento, abbiamo potuto affermare che “questa amministrazione riconosce come prioritaria la tutela del territorio e dell'ambiente, nonché della salute dei cittadini, bene fondamentale e punto di riferimento per ogni scelta amministrativa”
  • Solo il 5 marzo abbiamo avuto comunicazione ufficiale di inizio del procedimento.
  • Il 27 aprile, è arrivata la convocazione della Conferenza dei Servizi (qui l'atto di indizione con tutti gli enti coinvolti) nella quale, tra le altre cose, si può leggere come l'istanza della Bio Green SRL sia stata giudicata procedibile solo il 2 aprile.
  • In sede di prima riunione della Conferenza dei Servizi (presente, oltre che alla Direzione Agroambiente della Regione Veneto e il Comune di Grumolo delle Abbadesse, l'AVEPA di Vicenza) abbiamo sollevato tre questioni principali: 

  1. Per quanto riguarda gli aspetti soggettivi della Bio Green SRL abbiamo chiesto fossero approfonditi gli aspetti legati alla qualifica di “società agricola”, in particolare la sussistenza del principio di connessione (abbiamo chiesto contratti, resa ecc..)-
  2. Abbiamo contestato alcuni errori palesi presenti nella relazione tecnica (alcuni clamorosi come il letame che passava dalle 5000 alle 2500 tonnellate e a volte diventava liquame....con differenze di resa energetica enormi...).
  3. Abbiamo richiesto la verifica, stante la presenza della coltura tradizionale del riso di Grumolo delle Abbadesse, "che l'insediamento e l'esercizio dell'impianto non comprometta o interferisca negativamente con le finalità perseguite dalle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come dal patrimonio culturale e del paesaggio rurale”. ai sensi del comma 7 articolo 12 D.Lgs 29 dicembre 2003, n. 387 e dell'articolo 16 comma 4 delle linee guida nazionali per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili contenute contenute nel Decreto del Ministero dello sviluppo economico del 10 settembre 2010.

  • L'ente istruttore (Direzione AgroAmbiente) ha quindi invitato la società Bio Green a presentare entro il 4 giugno 2012, agli enti coinvolti, tutta una serie di documenti integrativi che tenessero conto delle osservazioni sollevate durante la prima riunione.
  • Il 6 giugno sono stati consegnati al Comune di Grumolo solo alcuni di questi documenti, in particolare mancavano, di fatto, tutti i documenti che riguardavano la qualifica soggettiva della società (ovverosia i documenti che la potevano configurare come azienda agricola).
  • Il 15 giugno abbiamo segnalato alla Direzione AgroAmbiente la mancata consegna di numerosi documenti.
  • La scorsa settimana è arrivata la convocazione della seconda riunione della Conferenza dei Servizi, fissata per mercoledì 27.
  • Martedì, all'unanimità, il consiglio comunale ha deliberato di esprimere la contrarietà alla concessione dell'autorizzazione con un parere che, oltre a rinforzare i punti già esposti durante la prima  riunione della Conferenza, aggiungeva alcune considerazioni di carattere urbanistico (derivanti dalla nuova D.G.R.V. n. 856/2012 che impone determinate distanze da confini e case sparse agli impianti a Biogas).

E così siamo arrivati alla riunione di mercoledì: è stata ovviamente una riunione molto tesa in cui si sono scontrati interessi contrapposti e da cui siamo usciti vincitori solo ed esclusivamente in virtù del lavoro di verifica puntuale dei documenti e delle procedure.


Nei prossimi giorni entrò nei dettagli della vicenda proprio per puntualizzare i motivi di un successo che i più ritenevano altamente improbabile se non impossibile.